Pelotas Domingo di un agosto romano (5gennaio nel fuso brasiliano)
Caro Dudu,
come in quelle relazioni in cui restano sempre molte cose non dette, tu sei a Roma e non ho avuto il tempo di raccontarti. Ecco quindi questo blog come inizio di una corrispondenza disforme e atemporale di questa Travessia invertida Pelotas Roma, o anche AmorSatolep.
Quando io decisi di lasciare l'ombelico del mondo la prima volta fu per curiosità, cercavo nuovi orizzonti e paesaggi volevo parlare altre lingue, poi dieci anni dopo fu per necessità.
Volevo fare un'esperienza e vedere come erano le persone e gli odori di un altro posto, sapere quello che sarebbe stato nel ricominciare tutto di nuovo.
La prima opportunità di raggiungere il territorio latinoamericano, pezzo mancante della mamma Africa, fu una borsa di intercambio con il Chile, nella scuola di Architettura di Urbanismo di Valparaiso PUCV. Quello che mi aveva incuriosito, era la spiegazione di un professore in visita all?università per promuovere l'intercambio, lui affermava che avevano formulato un pensiero poetico architettonico a partire da condizioni cosmiche, che in realtà gia esistevano, loro si limitavano a leggerle, appuntando all'immagine di un paesaggio desertico nell'altopiano cileno. Per me, nata a Roma dove millenni di antropizzazione del territorio avevano prodotto le delicate colline della toscana, modellando il nostro territorio fino a non lasciarne un quadrato libero.
Fu un'esperienza poetica, che in me cambio qualcosa per sempre. Da quella prima volta, gironzolo da queste parti per vari motivi, studio, lavoro, amore. E comunque i miei amici romani dicono di me, che nonostante io vivessi a Roma da oramai 4 anni, la mia vita aveva una onda latina sempre.
Eccomi qui a vivere a Pelotas, questa piccola cittadina del Rio Grande do Sul.
Da cinque giorni si è istaurato il nuovo governo, le strade sono vuote, il clima è teso, non sappiamo cosa aspettarci.
Sembra che rapidamente tutto possa mudare, e sappiamo bene per che lato.
Vi mando un abbraccio,
sogno le mozzarelle,
baci
Emanuela
Caro Dudu,
come in quelle relazioni in cui restano sempre molte cose non dette, tu sei a Roma e non ho avuto il tempo di raccontarti. Ecco quindi questo blog come inizio di una corrispondenza disforme e atemporale di questa Travessia invertida Pelotas Roma, o anche AmorSatolep.
Quando io decisi di lasciare l'ombelico del mondo la prima volta fu per curiosità, cercavo nuovi orizzonti e paesaggi volevo parlare altre lingue, poi dieci anni dopo fu per necessità.
Volevo fare un'esperienza e vedere come erano le persone e gli odori di un altro posto, sapere quello che sarebbe stato nel ricominciare tutto di nuovo.
La prima opportunità di raggiungere il territorio latinoamericano, pezzo mancante della mamma Africa, fu una borsa di intercambio con il Chile, nella scuola di Architettura di Urbanismo di Valparaiso PUCV. Quello che mi aveva incuriosito, era la spiegazione di un professore in visita all?università per promuovere l'intercambio, lui affermava che avevano formulato un pensiero poetico architettonico a partire da condizioni cosmiche, che in realtà gia esistevano, loro si limitavano a leggerle, appuntando all'immagine di un paesaggio desertico nell'altopiano cileno. Per me, nata a Roma dove millenni di antropizzazione del territorio avevano prodotto le delicate colline della toscana, modellando il nostro territorio fino a non lasciarne un quadrato libero.
Fu un'esperienza poetica, che in me cambio qualcosa per sempre. Da quella prima volta, gironzolo da queste parti per vari motivi, studio, lavoro, amore. E comunque i miei amici romani dicono di me, che nonostante io vivessi a Roma da oramai 4 anni, la mia vita aveva una onda latina sempre.
Eccomi qui a vivere a Pelotas, questa piccola cittadina del Rio Grande do Sul.
Da cinque giorni si è istaurato il nuovo governo, le strade sono vuote, il clima è teso, non sappiamo cosa aspettarci.
Sembra che rapidamente tutto possa mudare, e sappiamo bene per che lato.
Vi mando un abbraccio,
sogno le mozzarelle,
baci
Emanuela
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